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LABORATORIO DI DIDATTICA UNIVERSITARIA 19 marzo 2009 I docenti, coordinatori di tirocinio, collaboratori e manager didattici intervenuti accolgono la proposta, avanzata dal nucleo promotore dell’incontro, di creare un Laboratorio permanente di Didattica Universitaria (LabDU) per promuovere gruppi di discussione, sperimentazione e ricerca su temi della didattica universitaria. Il dibattito ha preso corpo partendo da un interrogativo generale: Cosa può fare l’ateneo/il laboratorio di didattica universitaria per aiutare i docenti nella gestione della didattica e nei tentativi di migliorarla? e si è poi sviluppato cercando di rispondere ad una serie di domande formulate dai vari partecipanti: D.1.: Quali caratteristiche, tra quelle percepite dagli studenti, possono essere considerate degli indicatori della qualità dell’insegnamento universitario? Quali le scale di valutazione? Che importanza hanno i giudizi degli studenti? Esistono altri strumenti per valutare la qualità della didattica? Ci sono altri interlocutori utili? Riflettere sulla qualità dell’insegnamento rimanda all’individuazione di criteri per rilevarne la percezione da parte degli studenti. Occorre effettuare un’analisi e individuazione di criteri per valutare la qualità dell’insegnamento che siano più “raffinati” – ossia maggiormente focalizzati sugli elementi di criticità della DU – di quelli già individuati dal Nucleo di valutazione d’Ateneo: questionari di soddisfazione degli studenti, valutazione critica della lezione condotta dai docenti (monitoraggio tra pari). D2.: I dati sulla dispersione rappresentano un indicatore dell’efficacia della formazione, ma molto dipende dalla loro organizzazione e interpretazione. Quali possono essere i livelli di analisi? Quali le misure di contenimento della dispersione? Occorre effettuare una ricerca dei dati sul successo formativo/dispersione: percentuale di abbandono, studenti fuori corso ecc. Sarà importante individuare delle strategie per il recupero della dispersione universitaria anche alla luce degli incentivi statali offerti per progetti di questo genere. Si propone di consultare il sito di Alma Laurea che fornisce interessanti idee per il monitoraggio della carriera studentesca. D3.: L’efficacia e la correttezza della valutazione degli apprendimenti dipendono dalla validità e dall’attendibilità delle prove. Quali tipi di prove e quali procedure valutative rispondono meglio a tali requisiti? Occorre fare uno studio delle diverse tipologie di prove esistenti ed eventualmente introducibili in ambito universitario: valutazione degli apprendimenti relativi ai corsi di insegnamento (in ingresso, in itinere, in uscita); colloqui con laureati; ascolto periodico dei più stretti referenti e collaboratori presenti nel territorio che ospitano tirocini e stage, ecc. Sarà utile riflettere sulla centralità degli argomenti trattati nei vari corsi rispetto ai profili professionali richiesti dal mercato del lavoro senza trascurare l’obiettivo generale di insegnare un metodo di studio e delle abilità metacognitive di fondo. Lo studente dovrebbe “imparare ad imparare” ed i docenti cercare di promuovere apprendimento oltre che trasmettere delle conoscenze disciplinari. D4.: Le pratiche didattiche non sono “neutre” rispetto agli obiettivi che con esse si intende perseguire. In base a quali criteri si può stabilire una correlazione positiva tra tipi di pratiche e tipi di apprendimento (padronanza di conoscenze, livello di destrezza nelle abilità, esercizio di competenza, ecc.)? Quali strumenti possediamo per stabilire obiettivi formativi ragionevoli, utili e realizzabili? Occorre confrontarsi sui diversi tipi di pratiche didattiche e sulle loro specificità in rapporto al tipo di apprendimento: lezione frontale; seminario; esercitazioni; laboratorio; stage/tirocinio; tutorato (da parte dei docenti); auto- apprendimento/ apprendimento guidato; trasmissione in presenza e online. Gli obiettivi formativi dovrebbero essere maggiormente programmati in sede collegiale all’interno dei singoli corsi di laurea e dei sotto-percorsi specifici, monitorando sempre il carico di studio imposto allo studente da ogni singola disciplina e dal corso di studio nel complesso. Si solleva il problema delle classi molto numerose e dell’inadeguatezza delle strutture e delle strumentazioni a disposizione dei docenti oltre che il disagio di un monte ore di lezione troppo elevato per lo studente. D5.: Le modalità preferenziali di apprendimento dell’allievo si avvalgono, almeno teoricamente, della pluralità dei codici comunicativi. Quali sono i punti di forza e di debolezza connessi all’uso delle TIC? Occorre ripensare agli strumenti più efficaci per promuovere il processo di insegnamento/apprendimento e alle relative problematiche: strategie di visualizzazione e uso efficace delle TIC. D6.: Orientamento e auto-orientamento costituiscono per lo studente una preziosa risorsa “esterna” e “interna”. In quanto risorsa esterna essa richiede di essere progettata, organizzata e valutata; in quanto risorsa “interna” essa richiede di essere promossa e valorizzata in ogni studente. Quali strategie e quali dispositivi ci consentirebbero di andare in questa direzione? Occorre organizzare un servizio di monitoraggio/consulenza per lo studente sia nella fase di accoglienza delle matricole (accertamento dei pre-requisiti ed eventuale individuazione di debiti formativi ecc.), che nel corso dell’anno accademico, attraverso seminari in itinere per l’auto-orientamento e il potenziamento delle abilità di studio. Invitiamo tutti i colleghi interessati a riflettere sulla propria didattica a contattarci per partecipare al laboratorio, per inviarci domande o esempi di buone pratiche didattiche e segnalarci eventuali problematiche.

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